Il rospo incantato Favola scandinava Traduzione personale

C'era una volta un contadino come tanti altri, che aveva tre figli ed era vedovo da tempo.
Quando i due giovanotti più grandi furono abbastanza cresciuti, andarono dal padre e lo implorarono di permettere loro di andarsene da casa per cercar moglie. Il contadino ci pensò un po' e poi rispose: "Non va affatto bene che cerchiate moglie prima ancora di aver provato la vostra fortuna in giro per il mondo. Per mettervi alla prova, voglio vedere chi di voi due sarà capace di trovare la stoffa più bella da stendere sulla tavola la vigilia di Natale!" I due fratelli accettarono la sfida e il padre diede ad ognuno cinque scellini per mantenersi finchè non avessero trovato un lavoro.

Quando i due fratelli furono pronti per partire, il figlio più giovane andò dal padre a chiedere il permesso di partire anch'egli in cerca di fortuna. Il contadino non gli diede retta e gli rispose beffardamente: "Sei un povero piccolo ragazzo! Ci sono senza dubbio tanti che sarebbero contenti di averti al proprio servizio! E' meglio che rimani a sedere all'angolo del camino, quello è il tuo posto!" Ma il ragazzo insistette: "Padre, permettetemi di andare con loro. Nessuno sa come girano le cose, potrei essere fortunato, anche se sono povero e più giovane dei miei fratelli." Quando l'uomo sentì queste parole pensò fra sé e sé : "In fondo potrebbe farmi comodo che andasse via per qualche tempo, qui ora non è di nessun aiuto: basta che torni prima che i campi siano di nuovo verdi." Quindi il ragazzo ottenne il permesso per accompagnare i suoi fratelli e ricevette anch'egli cinque scellini per mantenersi durante il viaggio.

I tre giovani partirono e viaggiarono un giorno intero.
Verso sera arrivarono ad una locanda situata sul ciglio della strada, affollata di un gran numero di persone. I due più anziani entrarono, mangiarono e bevvero e giocarono allegramente a carte con gli altri avventori mentre il più giovane si appartava in un angolo. Quando i fratelli ebbero speso tutto il loro denaro, vennero a chiedergli i suoi cinque scellini dicendogli che avrebbe fatto meglio a tornarsene subito a casa, ma egli rifiutò. Quelli, allora, lo afferrarono e lo picchiarono, presero i suoi soldi e lo buttarono fuori dal locale, poi sedettero di nuovo a mangiare e bere.
Il povero ragazzo fuggì nell'oscurità della notte, senza sapere dove dirigere i suoi passi. Percorse sentieri accidentati finchè gli fu impossibile andare oltre, quindi sedette su una piccola collina e pianse amaramente finché si addormentò per la stanchezza.

La mattina presto, prima che l'allodola intonasse il suo canto, il ragazzo si svegliò e si rimise in viaggio. Errò per le montagne e attraversò profonde valli, senza preoccuparsi della direzione da prendere: il suo unico pensiero era allontanarsi il più possibile dai suoi fratelli e dopo tanto camminare, si ritrovò all'imbocco di un verde sentiero che conduceva ad una casa. Questa casa era così grande che egli pensò non potesse essere altro che un palazzo reale, quindi entrò senza esitare e vi trovò magnifiche stanze, una più sontuosa dell'altra, ma non c'era in giro anima viva.
Dopo aver vagato per un po' da un atrio all'altro, finalmente sbucò in una stanza ancor più bella di tutte quelle che aveva visto fino a quel momento e lì, su un trono, sedeva un rospo più nero della pece e d'aspetto così orribile che il ragazzo a fatica riusciva a guardarlo.
Il rospo gli chiese chi fosse e cosa fosse venuto a cercare e, poichè era la verità, egli rispose: "Sono un povero contadino e ho lasciato la mia casa in cerca di un lavoro." Disse il rospo: "Vorresti rimanere qui con me? Mi manca proprio un servitore." Il ragazzo acconsentì, l'avrebbe servito volentieri. "Sei il benvenuto" disse il rospo. "Se mi sarai fedele sarai ricompensato." Il giovane assicurò la sua devozione stabilendo solo che non gli venisse chiesto più di quello che era in grado di fare.

Stretto il patto, scesero nel giardino che circondava la casa e si fermarono davanti ad un cespuglio, di una specie che il ragazzo non aveva mai visto prima. Il rospo disse: "Il tuo lavoro sarà tagliare un ramo di questo cespuglio ogni giorno quando il sole è alto. Devi farlo la domenica e il lunedì, il giorno di Natale e di San Giovanni, ma dovrai tagliare solamente un ramo al giorno." Il ragazzo promise di obbedire ai suoi desideri, quindi il rospo lo condusse in una stanza: "Potrai vivere qui d'ora in poi. Su questa tavola troverai cibo e bevande quando avrai fame. Troverai il letto pronto ogni volta che vorrai riposare e godrai di una perfetta libertà e rispetto. Ciò che ti chiedo è solo di essere fedele." Detto questo, il rospo se ne andò con un balzo.

Il ragazzo scese in giardino, tagliò un ramo del cespuglio e quindi per quel giorno era in libertà. La mattina seguente fece la stessa cosa e così via per un anno intero.
Si trovava bene nel palazzo e aveva in abbondanza tutto ciò che poteva desiderare, tuttavia, il tempo gli sembrava così lungo! I suoi giorni trascorrevano senza vedere o sentire nessun essere umano.

Un anno era passato e il giovane aveva tagliato l'ultimo ramo del cespuglio, quando il rospo arrivò da lui saltando, lo ringraziò per il suo fedele servizio e gli chiese quale ricompensa desiderasse. Il giovane rispose che aveva fatto davvero poco per meritare una ricompensa e sarebbe stato contento di qualsiasi cosa il suo padrone gli avesse voluto donare.
Il rospo disse: " So abbastanza bene cosa gradiresti come pagamento. I tuoi fratelli sono andati per il mondo a cercare una bella tovaglia per adornare la tavola di vostro padre alla vigilia di Natale, ebbene, io ti darò una stoffa che loro non troveranno mai, nemmeno se percorressero dodici regni." e con queste parole gli consegnò una stoffa più bianca della neve e di fattura così raffinata che non poteva essere uguagliata.
Il giovanotto ora era felicissimo, ringraziò il suo padrone con gratitudine, lo salutò e si preparò, con grande gioia nel cuore, a tornare a casa.

Viaggiò un giorno intero. A tarda sera intravvide una luce e vi si diresse sperando di trovare riparo per la notte. Come fu nei pressi, riconobbe la locanda in cui aveva lasciato i suoi fratelli, entrò e, guarda un po', i suoi fratelli erano lì, seduti in mezzo a tazze e boccali, che mangiavano, bevevano e facevano baldoria.
Il ragazzo, dimentico dell'ingustizia subita, fu contento di rivederli e si avvicinò per salutarli affettuosamente e chiedere notizie sulla loro ricerca della tovaglia di Natale. Essi risposero che era andato tutto bene e gli mostrarono le loro stoffe: tutte e due le stoffe erano stracciate ed era evidente che erano state già usate.
"Aspettate e vi farò vedere io una cosa di tutt'altro genere!" esclamò il ragazzo.
Aprì la stoffa che gli aveva dato il rospo e tutti i presenti ammirarono tanta bellezza, ma i due fratelli non furono affatto contenti che il loro fratello più piccolo possedesse una cosa tanto preziosa, perciò gliela strapparono di mano e gli diedero in cambio i loro stracci, quindi tornarono tutti e tre a casa.

Quando venne la vigilia di Natale, stesero la stoffa sulla tavola e il vecchio padre non finiva più di rallegrarsi della loro fortuna, così i due cominciarono a lodarsi e a raccontare le grandi imprese che avevano compiuto. Il più giovane disse poche parole e comunque non sarebbe stato ascoltato né creduto, qualunque cosa avesse detto.

Passate le feste di Natale, un giorno i due fratelli più anziani tornarono dal padre a chiedere il permesso di partire per cercar moglie, ma il vecchio rispose anche questa volta: "Non è corretto che cerchiate moglie prima di aver provato la vostra fortuna in giro per il mondo. Per mettervi alla prova, voglio vedere chi di voi due sarà capace di trovare la più bella tazza da mettere sulla tavola la vigilia di Natale! " Quando partirono, il padre diede anche questa volta ad ognuno cinque scellini.

Partiti i fratelli, il più giovane tornò anch'egli dal padre e chiese il permesso di andare di nuovo a cercare fortuna.
Dapprima il padre rifiutò, ma poi cedette alle suppliche pensando che sarebbe tornato prima che agli alberi della foresta fossero spuntate le foglie, quindi gli diede i suoi cinque scellini e lo lasciò andare.

Nella solita locanda, il ragazzo ritrovò i suoi fratelli che mangiavano, bevevano e giocavano d'azzardo e, come l'altra volta, venne derubato da loro. Di nuovo errò per i monti e sul tardi si ritrovò davanti al palazzo del suo padrone.
Quando il rospo lo vide lo salutò amichevolmente e gli chiese il motivo della sua venuta.
Egli rispose:"Sono venuto di nuovo ad offrire i miei servigi, se li accettate."
Il rospo rispose: "Sei il benvenuto, ho proprio un gran bisogno di un servitore. Se mi servirai bene, la tua ricompensa non sarà piccola." Quindi lo condusse davanti ad fascio di corti fili, li diede al giovane e gli disse: "Questo sarà il tuo incarico: dovrai legare un filo intorno ad ogni ramo che hai tagliato l'anno scorso. Ma dovrai legare un solo filo al giorno quando il sole è alto nel cielo e dovrai farlo la domenica e il lunedì, il giorno di Natale e di San Giovanni. Non dovrai legare molti fili, solo uno. Il tuo trattamento a palazzo sarà generoso come lo è stato la prima volta."

Quando l'anno giunse al termine e il giovane ebbe legato l'ultimo filo all'ultimo ramo, il piccolo rospo arrivò di nuovo saltando, lo ringraziò per il fedele servizio e gli chiese quale ricompensa desiderasse. Anche questa volta il giovane rispose di aver fatto proprio poco per meritare una ricompensa e sarebbe stato felice di qualsiasi cosa il suo padrone avesse voluto donargli.
"So bene quale ricompensa desideri sopra ogni cosa" disse il rospo. "I tuoi fratelli stanno cercando una bella tazza da regalare a vostro padre per la tavola della vigilia di Natale, ma io ti darò la tazza più bella che esista." Detto questo gli porse una coppa d'argento ricoperta d'oro dentro e fuori; tredici padroni l'avevano decorata con i loro stemmi e la lavorazione era così preziosa ed elaborata che non se ne sarebbe potuta trovare una simile, nemmeno cercandola in dodici regni.
Il giovane ringraziò per il dono così prezioso e con la gioia nel cuore si preparò a tornare a casa.
Dopo aver viaggiato tutto il giorno, sul tardi arrivò in vista della locanda che ormai conosceva bene. Avrebbe voluto cambiare strada, ma il fiume in piena gli impedì di proseguire e così si fermò per la notte. Quando entrò trovò lì ancora i suoi fratelli e come l'altra volta i due finirono per derubarlo del suo tesoro.

Tornarono a casa e, passate le feste, i due più anziani si presentarono ancora al padre con la solita richiesta di partire a cercar moglie.
Il vecchio concesse facilmente il suo permesso pensando che ormai i figli erano cresciuti e avevano fatto esperienza e aggiunse che questa volta desiderava vedere chi avrebbe portato al villaggio la sposa più bella entro la vigilia di Natale. I due presero i soliti cinque scellini e si apprestarono a partire.
Stavano quasi per lasciare la casa, quando il più giovane implorò il permesso di accompagnare i suoi fratelli. Il padre non l'ascoltò nemmeno e disse: "Tu giovane sciocco, pensi che qualcuna ti vorrà per marito? Faresti meglio a rimanere a casa a rastrellare la cenere del camino, quello è il tuo posto!" Il giovane non si lasciò intimorire e rispose: "Padre, permettimi di andare con loro: nessuno può dire quel che succederà. Potrei avere fortuna, anche se sono più giovane e povero dei miei fratelli."
Il vecchio allora pensò che forse era un bene che se ne andasse per un po', senza dubbio sarebbe tornato per la pigiatura, così diede anche a lui i cinque scellini e il permesso di partire.
I tre fratelli si misero in viaggio e verso sera arrivarono alla stessa locanda e tutto accadde come le altre volte: i due più anziani derubarono il più giovane e lo buttarono fuori nella notte.

Dopo aver camminato a lungo, il giovane raggiunse il palazzo del rospo ed entrò subito nella bella stanza dove il suo padrone era solito sedere. Il rospo lo ricevette graziosamente e gli chiese la ragione del suo arrivo. Egli disse che era venuto ad offrire i suoi servigi e il rospo rispose: "Sei il benvenuto! Ho giusto bisogno di un servitore. Se mi servirai fedelmente la tua ricompensa sarà più grande di te." Il giovane assicurò la sua obbedienza e fedeltà, purchè non gli venisse chiesto più di quello che era in grado di fare.
"Il tuo lavoro non sarà pesante né noioso. Dovrai raccogliere i rami che hai tagliato e legato e metterli insieme in un cumulo nel cortile. Ma dovrai raccogliere un solo ramo al giorno quando il sole è alto nel cielo e dovrai farlo la domenica e il lunedì, il giorno di Natale e di San Giovanni. Non dovrai raccogliere molti rami insieme, ma uno solo al giorno. Quando l'anno sarà finito e avrai raccolto l'ultimo ramo, darai fuoco al cumulo e ti ritirerai nella tua stanza. Poi scenderai a controllare che ogni ramo sia stato bruciato. Qualunque cosa vedrai nel fuoco, dovrai toglierla e metterla in salvo."
Egli promise di rispettare le indicazioni quindi il rospo, come le altre volte, lo accompagnò nella sua camera e se ne andò saltando.
Il giovane andò in giardino, prese uno dei rami che aveva legato e tagliato, lo portò nel luogo dove avrebbe eretto il mucchio e fu libero per il resto del giorno. La mattina dopo fece lo stesso e così il giorno seguente per un anno intero.

A palazzo godeva di ogni comodità e diventò un giovane alto e bello, ma le sue giornate passavano in solitudine, non vedeva nè sentiva mai alcun essere umano e spesso pensò che i suoi fratelli probabilmente stavano già conducendo a casa le loro spose mentre lui non aveva nessuno.
Passato l'anno, dopo aver raccolto l'ultimo ramo ed averlo posato con gli altri, fece come il rospo gli aveva ordinato: diede fuoco al mucchio e si ritirò nella sua stanza. Più tardi tornò per controllare che tutti i rami, dal più piccolo al più grande fossero bruciati e...meraviglia, da in mezzo al fuoco uscì una bellissima fanciulla: aveva la pelle più bianca della neve e i capelli lunghi fino ai piedi la coprivano come un manto. Il giovane accorse rapidamente e l'afferrò per metterla in salvo dalle fiamme e la fanciulla lo abbracciò con gioia e lo ringraziò per averla salvata: era la figlia di un re e un troll malvagio l'aveva tramutata in un rospo disgustoso!
All'improvviso nelle sale del palazzo ci fu gran rumore e confusione e la corte si riempì di cortigiani, cavalieri e nobildonne: erano stati tutti incantati dal maleficio ed ora si fecero avanti a salutare la loro regina e il coraggioso giovane che li aveva liberati.

La principessa ordinò che dei cavalli venissero attaccati alla sua carrozza dorata e si provvedesse subito ai preparativi per la partenza. Diede al figlio del contadino un ricco abito di seta scarlatta, armi e tutto ciò che si conveniva al figlio di un principe e così il ragazzo da figlio di un contadino fu trasformato in un giovane nobile e maestoso quale mai si era visto cingere una spada al fianco. Quando tutto fu pronto per il viaggio, la figlia del re disse: "So che il tuo pensiero è rivolto ai tuoi fratelli che staranno tornando verso casa con le loro spose, andremo quindi da tuo padre a mostrargli la sposa che ti sei guadagnato."
Partirono dunque nella carrozza dorata e con tutto il seguito si diressero verso la casa del contadino.

Verso sera il giovane e la sua bella sposa arrivarono alla casa del contadino dove chiesero alloggio per la notte. Il vecchio rispose, ed era la verità, che aspettava i suoi tre figli con le loro spose e la casa era molto piccola, inoltre era troppo vecchio e stanco per ospitare persone di così alta nobiltà, ma la figlia del re rispose che si sarebbe occupata lei di tutto e il vecchio contadino non potè più opporsi. Ella ordinò quindi una sontuosa cena della vigilia di Natale e inviò i suoi paggi nel vicinato ad invitare tutti alla festa.
Quando più tardi la festa fu pronta, arrivarono i due figli più anziani con le loro spose...e nessuno si domandò come mai il vecchio non fosse particolarmente contento delle due nuore, tanto queste erano sempliciotte e immusonite!
Mentre sedevano a tavola, la principessa chiese al vecchio dove aveva procurato quella stoffa così raffinata e quella coppa così bella ed egli rispose: "I miei due figli anziani erano in viaggio e le hanno avute in pagamento dei loro servizi." Ma la principessa escalmò: "No, i suoi figli anziani non hanno guadagnato nè l'una nè l'altra ed ora io le dirò la verità. Il suo figlio più giovane se l'è guadagnate e lei ha davanti a sè la persona che gli ha donato la stoffa e la tazza."
A questo punto il giovane si alzò e tutti videro che il principe straniero altri non era che il figlio del contadino, il piccolo e povero ragazzo che era stato tanto disprezzato dalla sua famiglia.
Quando il vecchio riconobbe suo figlio e allo stesso tempo sentì quello che era successo, fu colpito da grande stupore e non poteva credere ai proprio occhi e alle proprie orecchie! I due figli più anziani stavano in piedi vergognandosi davanti al padre e agli ospiti e presto tutto il vicinato seppe del loro tradimento e della loro falsità.
Il giovane e la principessa brindarono con gli ospiti alla loro unione felice e quella fu la più bella festa della vigilia di Natale a memoria d'uomo.

Passato il Natale, la sposa e lo sposo tornarono al loro regno e presero il vecchio contadino con loro.
Il giovane divenne re e visse con la sua bella regina in amore e felicità.

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